Giardini, architetture e reperti unici protagonisti insieme alla storia del grande matematico Vito Volterra, in un villino che riflette nella sua unicità una parte di storia italiana primo novecentesca
di Gabriele Rosatelli
Originario di Ancona, Vito Volterra nasce nel 1860 in un periodo in cui le gesta unitarie stavano per compiersi dando poi vita al Regno d’Italia. Proveniente da una famiglia ebrea molto povera, seppe coltivare le proprie capacità ed inclinazioni ben presto palesi anche in età giovanile, riuscendo ad iscriversi all’Università di Pisa nel 1878 e venendo poi ammesso l’anno successivo alla Scuola Normale Superiore. Laureato in fisica, Volterra iniziò ad insegnare all’università, potendosi dunque dedicare al lavoro di ricerca, incentrato in particolar modo nel campo delle funzioni, che lo portò nel 1900 a diventare professore di fisica matematica all’Università di Roma. Nominato Senatore del Regno d’Italia per i suoi meriti scientifici ed ormai riconosciuto sia in patria che all’estero come una delle menti più brillanti del panorama scientifico, diede un importante contributo nel corso della Prima Guerra Mondiale nel campo della ricerca militare.
Dopo l’ascesa del Fascismo nel ’22 Volterra divenne prima presidente dell’Accademia dei Lincei e poi fondatore e presidente del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche)
Essendo tra i firmatari del Manifesto degli Intellettuali Antifascisti (1926) e non avendo nel 1931 prestato giuramento di fedeltà al fascismo, assieme a soli altri undici professori universitari in tutta Italia, decadde dalle proprie cariche scientifiche e venne chirurgicamente ostracizzato nella sua vita professionale. Dopo questi accadimenti e, soprattutto, con l’emanazione delle leggi razziali del 1938, visse prevalentemente tra la Francia e la Spagna, tornando in Italia poco prima di morire nel 1940. Oltre all’immenso patrimonio culturale e scientifico tramandatoci dai suoi discendenti, Volterra, essendosi molto affezionato ai Castelli Romani nel corso della sua permanenza a Roma, decise di far costruire dal celeberrimo architetto veliterno Giulio Magni un magnifico villino tra la città ed il verde di Ariccia, a ridosso dello splendido parco di Palazzo Chigi.
Tra il 1904 ed il 1907 prese vita un vero e proprio tesoro incastonato tra le colline della cittadina castellana, abbellito sapientemente da un rigoglioso giardino di alberi secolari e piante provenienti dal tutto il mondo
L’architetto Magni, molto in voga all’epoca e, tra le cose, progettatore del Ministero della Marina a Roma, ha predisposto gli spazi della villa su tre piani, con una terrazza panoramica che domina solennemente sulla pianura circostante. Lo scambio epistolare tra Volterra e Magni dimostra il ruolo attivo del fisico sulla genesi della casa di villeggiatura, dimostrando il particolare affetto che già Vito ebbe nei confronti dello stabile, tramandato ininterrottamente ai suoi discendenti fino ad oggi. È la signora Virginia Volterra, nipote di Vito, che ci ospita e fa da Cicerone tra le armoniose mura del villino, grazie alla quale scopriamo le storie e gli accadimenti più intimi e profondi della figura di Vito Volterra. Il coprotagonista, tuttavia, è lo splendido giardino in stile eclettico, particolarmente apprezzato nei primi del Novecento italiano.
Un’armonia di stili e piante molto diverse fra loro, alle quali si aggiunge il fascino di sentieri, terrazzamenti e labirinti che donano un aspetto surreale alla dimora dell’illustre proprietario
Il viaggio all’interno del parco è impreziosito dall’esperta guida della paesaggista Elena Alleva, la quale da ormai vent’anni con discrezione e rispetto per la storia e le peculiarità dello stesso si prende cura dello sviluppo del polmone verde del villino, capace di far convivere le innumerevoli anime e particolarità ivi presenti. Un’atmosfera veramente magica, alla quale i numerosi reperti d’età romana rinvenuti in loco donano quell’emozione e quello spessore storico-culturale che hanno consentito al Villino Volterra di entrare di diritto nel novero dei Parchi più Belli d’Italia e nella rete delle Dimore Storiche del Lazio e delle Dimore Storiche Italiane. Nel cuore di Ariccia un patrimonio inestimabile, che offre l’opportunità unica di passeggiare meravigliati nella memoria di una delle più importanti figure del primo Novecento italiano, accompagnati da ospiti impeccabili, tra mura che trasudano di vita vissuta, la maestosità di splendidi cedri e il profumo inebriante dei tigli, in un giardino testimone e simbolo di un’epoca lontana.
Last modified: Gennaio 12, 2024