UN LUOGO, MILLE ANNI

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Religione, arte, storia e mistero convivono insieme nella straordinaria abbazia di Valvisciolo, capace di regalare emozioni e sensazioni uniche a chi lascerà entrare dentro di sé l’energia che sprigiona questo posto magnifico

di Gabriele Rosatelli

Tra le valli dei Monti Lepini è incastonata un’antica abbazia, comunemente conosciuta con il nome di Valvisciolo, che risiede in quei luoghi ricchi di storia e misticismo fin dal X-XI secolo dopo Cristo. Secondo la tradizione, tra il 1166 ed il 1168 una comunità di monaci Cistercensi prese possesso del monastero a causa della distruzione della vicina abbazia di Marmosolio (Ninfa), avvenuta a seguito dello scontro tra l’imperatore Federico Barbarossa e papa Alessandro III. I monaci si trasferirono, dunque, nel convento posto ai piedi del monte Corvino ad un’altitudine di 104 slm, ben protetto da eventuali attacchi esterni. L’edificio era quindi già esistente all’arrivo dei Cistercensi, ma la sua paternità rimane avvolta nel mistero. Secondo alcune cronache la fondazione del complesso sacro sarebbe riconducibile a una data antecedente l’anno mille, attribuibile ad una comunità di monaci Basiliani (rito greco). Altre fonti, invece, ritengono opportuno offrire maggior credito alla teoria secondo la quale il complesso sia stato costruito dai Templari, dunque dopo il 1128, data in cui l’Ordine fu riconosciuto dal Concilio di Troyes. Ad eccezione di alcuni piccoli intermezzi, durante i quali furono altri Ordini monastici a guidare il monastero e prescindendo il periodo di soppressione degli Ordini voluto da Napoleone (1807-1814) o quello di confisca dei beni conseguente all’unità d’Italia, il complesso è stato sempre retto dalla comunità cistercense.


Altre fonti, invece, ritengono opportuno offrire maggior credito alla teoria secondo la quale il complesso sia stato costruito dai Templari

Il viale d’ingresso, impreziosito dall’ombra di alberi secolari, ha il sapore di un rito iniziatico per il visitatore che, avviluppato dalla strada curvata, affronta questo percorso dentro se stesso, bramoso di entrare in contatto con lo splendore del luogo. Carichi di aspettative si arriva al cortile antistante l’entrata della chiesa costruita in stile romanico-gotico, è qui che lo sguardo può raggiungere il mare grazie all’affaccio sull’intera pianura pontina, suscitando un particolare senso di straniamento nei confronti della vita che scorre veloce sotto lo sguardo avvolto dalla gravitas dell’edificio alle spalle.


Carichi di aspettative si arriva al cortile antistante l’entrata della chiesa costruita in stile romanico-gotico, è qui che lo sguardo può raggiungere il mare grazie all’affaccio sull’intera pianura pontina, suscitando un particolare senso di straniamento nei confronti della vita che scorre veloce sotto lo sguardo avvolto dalla gravitas dell’edificio alle spalle

Il legame con i templari sembra essere rafforzato da alcune caratteristiche croci presenti nel pavimento della chiesa, nell’occhio centrale del rosone e nel soffitto del chiostro, oltre che da una leggenda secondo la quale nel 1314 al momento della condanna a morte dell’ultimo gran maestro templare, Jacques de Molay, gli architravi della chiesa furono segnati da alcune crepe ancora visibili al giorno d’oggi. A rendere ancor più affascinante il luogo è lo splendido chiostro a forma quadrata che si apre sul lato destro della chiesa, questo oltre a custodire l’affascinante sala capitolare risalente al XII secolo, nasconde anche una misteriosa iscrizione su uno dei suoi muri: il magico palindromo SATOR AREPO TENET OPERA ROTAS. Formula in lingua latina della quale rimane sconosciuto il significato seppure sia stata ritrovata in numerose lapidi o in graffiti. Religione, arte, storia e mistero convivono insieme in questo posto straordinario, capaci di regalare emozioni e sensazioni uniche a chi lascerà entrare dentro di sé l’energia che si respira all’abbazia di Valvisciolo.


Last modified: Gennaio 20, 2025