Uno smoking nero, un panciotto sopra la bianca camicia con il risvolto ed una cravatta impreziosita da una delicata spilla, questo il vestiario di un giovane magro e smunto, dalla carnagione chiarissima funestata dalla terribile ferita presente sulla tempia destra causata dall’arma da fuoco. La storia dello spirito del principe Barberini
di Gabriele Rosatelli
Tra le pieghe del tessuto storico e culturale delle comunità de Castelli Romani si nascondono antiche tradizioni e vecchie leggende, che hanno accompagnato per secoli le generazioni susseguitesi in queste millenarie terre. Personaggi popolari e protagonisti di racconti avventurosi hanno danzato di bocca in bocca fino ad oggi, facendosi spazio tra lo scorrere degli anni, segnando la concezione stessa che ciascun paese ha di sé e del suo passato. Nel filone di questa tradizione rientrano decine di storie legate a presenze sovrannaturali, figure che in un tempo lontano hanno vissuto le stesse strade che oggi percorriamo, hanno potuto godere degli stessi panorami ed hanno provato le stesse emozioni che ogni uomo del proprio tempo prova dinanzi alle sfide che la vita ci pone innanzi.
Figure che in un tempo lontano hanno vissuto le stesse strade che oggi percorriamo hanno potuto godere degli stessi panorami ed hanno provato le stesse emozioni che ogni uomo del proprio tempo prova dinanzi alle sfide che la vita ci pone innanzi
Tra queste storie ve n’è una che riguarda la città di Castel Gandolfo, sede, tra le cose, delle splendide ville pontificie, delle quali abbiamo già parlato in questo articolo. Fu proprio in una di queste ville, villa Barberini, che visse un misterioso principe, morto, secondo la tradizione, alla giovane età di ventuno anni. Edificata per volere di papa Urbano VIII, al secolo Maffeo Barberini, la villa avrebbe ospitato nel corso dell’Ottocento alcuni discendenti della potente famiglia Barberini, tra i quali ci sarebbe stato, sempre secondo la leggenda, anche un uomo che ebbe un figlio illegittimo da una governante della dimora. Questo ragazzo crebbe lontano da ogni tipo di gesto d’affetto, separato per volere della famiglia paterna dalla madre, la quale fu trasferita in un’altra regione d’Italia per l’onta che avrebbe causato all’onorabilità del casato.
Questo ragazzo crebbe lontano da ogni tipo di gesto d’affetto, separato per volere della famiglia paterna dalla madre, la quale fu trasferita in un’altra regione d’Italia per l’onta che avrebbe causato all’onorabilità del casato
Per quell’uomo il bambino fu sempre uno stigma, un peso del quale avrebbe potuto ben fare a meno se non fosse stato sangue del suo sangue. Per questo, il ragazzino crebbe nell’ombra delle stanze più remote del palazzo, in piena solitudine ed esposto al ludibrio degli altri bambini della famiglia. Secondo il racconto, una sera d’estate del 1895 ci fu una grossa lite tra il genitore e l’ormai ventunenne, tempestata da urla e gravose minacce da entrambe le parti, fino a quando il giovane in preda ad ire funeste non strattonò con violenza il proprio padre facendolo cadere rovinosamente a terra ed uccidendolo sul colpo. Il ragazzo fuggi dalla grande sala nella quale avvenne il fatto il più rapidamente possibile, dirigendosi verso la scrivania della sua camera dalla quale trasse una pistola. Le conseguenze di quel parricidio sarebbero state orribili, ben peggiori della morte, così puntò con freddezza la canna alla tempia sparando un colpo secco.
Le conseguenze di quel parricidio sarebbero state orribili, ben peggiori della morte, così puntò con freddezza la canna alla tempia sparando un colpo secco
L’omicidio/suicidio ebbe come conseguenza dei funerali in pompa magna per l’anziano padre, il quale venne sepolto con tutti gli onori dovuti ad un uomo del suo rango presso il cimitero di Albano. Il giovane principe Barberini illegittimo, invece, fu tumulato in gran segreto in un terreno sconsacrato a ridosso del muro di cinta della proprietà. Si da il caso che quel muro di cinta oggi costeggi la strada che da Castel Gandolfo porta ad Albano affacciandosi sul meraviglioso specchio lacustre, ed è qui che secondo le storie tramandate nel tempo compare di notte il giovane principe suicida, manifestandosi nelle stesse fattezze di quella triste sera. Uno smoking nero, un panciotto sopra la bianca camicia con il risvolto ed una cravatta impreziosita da una delicata spilla, questo il vestiario di un giovane magro e smunto, dalla carnagione chiarissima funestata dalla terribile ferita presente sulla tempia destra causata dall’arma da fuoco.
Uno smoking nero, un panciotto sopra la bianca camicia con il risvolto ed una cravatta impreziosita da una delicata spilla, questo il vestiario di un giovane magro e smunto, dalla carnagione chiarissima funestata dalla terribile ferita presente sulla tempia destra causata dall’arma da fuoco
Nonostante alcune inesattezze cronologiche riconducibili alla leggenda del principe Barberini, ci piace pensare che anche oggi, da qualche parte nei Castelli Romani, figure appartenenti al passato ancora animino i luoghi della loro vita terrena, immaginando che qualche fortunato, o sfortunato in base alla propensione nei confronti degli eventi soprannaturali, possa aver avuto l’occasione di vedere il giovane fanciullo alle prese con le proprie pene, le quali, a distanza di più di un secolo, continuano a tormentarlo allontanandolo dal riposo eterno.
Last modified: Maggio 21, 2024