La mostra a cura di Danilo Eccher al Chiostro del Bramante, Roma
Sofia Bucci
“Sono due i principali ostacoli alla conoscenza delle cose: la vergogna che offusca l’animo, e la paura che, alla vista del pericolo, distoglie dalle imprese. La follia libera da entrambe. Non vergognarsi mai e osare tutto: pochissimi sanno quale messi di vantaggi ne derivi.”
Erasmo da Rotterdam – Elogio della follia
Attiva dal 19 febbraio 2022 fino all’8 gennaio 2023 la mostra collettiva Crazy – la follia nell’arte contemporanea ha letteralmente invaso gli spazi del Chiostro del Bramante.
Il curatore Danilo Eccher, dopo le passate collettive quali Love, Dream, Enjoy torna nella bellezza del Chiostro del Bramante e, per la prima volta, le opere diventano parti integranti degli spazi e dell’ambiente.
Non la classica mostra fatta di quadri appesi, statue su piedistalli, ma una vera invasione: metafora questa della pazzia incontrollabile e irrefrenabile. Le opere scendono dai soffitti al contrario, colano lungo le scale, invadono intere pareti, ti accolgono all’entrata e all’uscita, nei corridoi, nello spazio libreria nella Sala delle Sibille. Ovunque. Come un fiume senza diga, percorrono e scrosciano a cascata negli ambienti del chiostro, simbolo perfetto del Rinascimento (1500) con la sua base quadrata e i suoi due ordini ionico e composito. Tutto è sovvertito, tutto è in dubbio e in discussione.
Un percorso non ordinario, volto a creare momenti di spaesamento, perdita della concezione spazio-temporale, disturbo, terrore. Elementi emotivi e sentimentali che compongono un grande puzzle, tassello per tassello attraverso definizioni enciclopediche, come parole chiave con cui interpretare la follia.
Ventuno artisti coinvolti con opere del passato e oltre undici opere site-specific inedite. Gli artisti presenti in mostra: Carlos Amorales, Hrafnhildur Arnardóttir / Shoplifter, Massimo Bartolini, Gianni Colombo, Petah Coyne, Ian Davenport, Janet Echelman, Fallen Fruit / David Allen Burns e Austin Young, Lucio Fontana, Anne Hardy, Thomas Hirschhorn, Alfredo Jaar, Alfredo Pirri, Gianni Politi, Tobias Rehberger, Anri Sala, Yinka Shonibare, Sissi, Max Streicher, Pascale Marthine Tayou, Sun Yuan & Peng Yu.
Le opere
Teenager Teenager (2011), un’opera di Sun Yuan (1972, Pechino) & Peng Yu (1974, Jiamusi), delle sculture iperrealiste in vetroresina, si presentano come dei personaggi surreali con delle enormi pietre in testa in grado di condurre il visitatore nel terreno del dubbio. I “teenager” in realtà non sono altro che adulti borghesi che nella loro immobilità rimandano all’idea della difficoltà di comunicazione tra persone e tra generazioni ma anche una critica alla società che si fossilizza dentro un determinato gioco di potere.
Spaesamento, disorientamento, perdizione. Sono proprio queste le emozioni e le sensazioni che Gianni Colombo (Milano 1937- Melzo 1993) vuole suscitare nel pubblico con la sua opera Topoestesia – itinerario programmato (1970). Facendoci partecipare nell’opera, l’artista ci travolge in un continuo alternarsi di oscurità e forti flash di luci ultraviolette, nei cambi improvvisi dell’inclinazione del pavimento e, infine, nell’intreccio geometrico di fili che attraversa l’ultimo spazio, che assorbono e riflettono un bagliore luminescente.
La particolarità di questa collettiva sono le undici opere inedite site-specific, per la prima volta delle installazioni pensate e realizzate appositamente per il Chiostro del Bramante, gioiello del Rinascimento Italiano.
Le opere site-specific
Trappola d’Amore a Pleasure Palace è l’installazione site specific realizzata nella Sala delle Sibille dal duo artistico Fallen Fruit. Roma, secondo gli artisti, è una “trappola d’amore”: girando per le sue strade gli artisti ne sono rimasti così colpiti che i soggetti presenti nell’opera, creata con un’inedita carta da parati, sono dettagli fotografici presi sia da contesti relativi al mondo dell’arte.
Le colate di ciano, magenta e giallo, scorrono inizialmente dritte sui gradini ma la razionalità è impossibile dalla stessa forza di gravità e, scendendo sempre di più, i colori sembrano liberarsi da ogni ordine costituito lasciandosi andare del tutto all’arrivo nel Chiostro, simbolo di rigore architettonico rinascimentale ma ora casa della contemporaneità e dell’espressione creativa. Poured Staircase (2021) è l’opera di Ian Davenport (1966, Sidcup).
Un immenso sciame di 15000 esemplari neri che sorprende il visitatore proprio al termine della prima parte della mostra. Sembra quasi la materializzazione di un incubo alla Hitchcock. È il lavoro di Carlos Amorale (1970, Città del Messico) Black Cloud Fashion. L’opera è la riproposizione di una visione avuta dall’artista messicano durante un viaggio, un’immagine impressa nella mente che nasce dal proprio vissuto personale e diventa un grande racconto esperienziale.
Shoplifter (1969, Reykjavík) sorprende con l’installazione site-specific Hypermania: una grotta affollata da masse di colori, composte da capelli naturali e sintetici, contrastanti che prendono volume ammassandosi e rincorrendosi sulle pareti e sul soffitto. Per Shoplifter i capelli sono l’elemento identificativo di ogni persona: modificarne il colore o la lunghezza risponde all’esigenza di esprimere sé stessi.
Un pavimento specchiato, frantumato, riflette il profilo del Chiostro del Bramante. Ci troviamo di fronte a Passi – opera inedita realizzata per Crazy da Alfredo Pirri (1957, Cosenza). Il pavimento è rivestito da un manto di specchi che vivono e si modificano con l’entrata dei visitatori all’interno dell’opera. La frattura non è solo un momento di spaesamento, è anche un modo di scoprire nuovi e molteplici punti di vista sul mondo.
Durante la mostra ci accompagnano le scritte luminose, opere di Alfredo Jaar (1956, Santiago del Cile), ispirate da precisi eventi storici, come la desolazione lasciata da guerre, dittature militari e genocidi, si rifanno a slogan politici e testi letterari di alcune delle più importanti personalità del mondo della cultura. L’artista però vuole lanciare un messaggio di speranza: “M’illumino d’immenso” di Ungaretti; oppure ci ricorda le parole di Ettore Sottsass, “Si ballava e ancora si sperava” e che nonostante tutto dopo il buio esiste sempre la luce, citando un verso di Dante Alighieri “E quindi uscimmo a riveder le stelle”.
Foto: Sofia Bucci
Last modified: Settembre 5, 2022