Finalmente la stagione più romantica dell’anno è alle porte. Con essa arriva uno dei frutti più festeggiati. Sabato 28 e domenica 29 chiude gli appuntamenti di ottobre la 54a Sagra delle Castagne di Norma organizzata dalla Pro Loco
di Alessandro Casale
Non c’è gioia senza dolore né castagna senza riccio. Verrebbe di dire così se si pensa alla soddisfazione di estrarre una castagna dal suo involucro dopo averne subito il punzecchio delle spine. Quella delle castagne è una storia che nasce dall’infanzia di ciascuno di noi. Forse sta qui il fascino di un frutto che va cercato nei boschi, scovato tra le foglie secche, sfilato dal suo guscio, sbucciato e spellato. Una vera caccia al tesoro. Ma non sta tutto qui! Il sapore della scoperta che ci fa tornare un po’ bambini si impasta con il gusto di un frutto dalle molteplici sfaccettature.
Il fascino di un frutto che va cercato nei boschi, scovato tra le foglie secche, sfilato dal suo guscio, sbucciato e spellato… una vera caccia al tesoro
Tra valori nutrizionali e impieghi gastronomici a iosa, l’aspetto della castagna che più brilla tra le recondite pieghe del nostro immaginario è il suo morboso legame con l’autunno. I sapori, gli odori e i colori della stagione più romantica dell’anno rivivono nei nostri sensi all’idea delle caldarroste, del vino rosso e del foliage. Anche il loro tempo è simbiotico. Quest’anno ha tardato l’autunno e tardano loro. Le piogge di maggio hanno rovinato i fiori e la mancanza di precipitazioni a settembre ha rallentato la maturazione dei frutti.
Monti Lepini, una vocazione castanicola che guarda al biodistretto
Una stagione non facile per le castagne che fanno l’eco all’uva e alle olive confermando lo scompenso in atto tra clima e agricoltura. Nonostante ciò sul territorio hanno fatto la loro comparsa le tradizionali sagre. Mentre ci hanno già salutati quella di Rocca di Papa e quelle dei marroni di Rocca Massima e di Segni, chiuderà il mese di ottobre quella di Norma in programma sabato 28 e domenica 29 dove è d’obbligo distribuire esclusivamente castagne del posto. La mappa dei borghi in festa la dice lunga sulla vocazione castanicola dei boschi sulle dorsali dei Castelli Romani e dei Monti Lepini. E’ evidente che, a cavallo tra la provincia di Roma e di Latina, questi ultimi rappresentano il luogo privilegiato per la coltivazione del castagno e la produzione di frutti di qualità. Non a caso in un convegno nell’ambito della Sagra del Marrone segnino, alla presenza del Presidente della Regione Lazio Francesco Rocca e dell’Assessore regionale all’Agricoltura e alla Sovranità Alimentare Giancarlo Righini, si è parlato della costituzione del biodistretto del marrone promosso, tra gli altri, dal Sindaco di Segni Silvano Moffa.
Castagne o marroni? La differenza che si sente tra storia e gusto
Basta farsi un giro tra i castagneti della zona e parlare con i produttori locali per capire il valore che castagne e marroni hanno per queste terre. E’ così che ci siamo imbattuti in piacevoli chiacchierate con Giuseppe De Angelis, piccolo produttore normiciano e Ferruccio Romano Schiavella esperto castanicolo e coltivatore di un castagneto di trenta ettari tra i Comuni di Gerano, Bellegra e San Vito Romano, nella provincia est di Roma. Dai loro racconti abbiamo scoperto la secolare storia che ha portato sulle nostre alture i castagni che conosciamo, le continue insidie insite nella produzione di questo frutto e la naturale tenacia dei suoi coltivatori, la confusione sulla quale gioca una certa grande distribuzione (quella che se sei intelligente la eviti), le particolari differenze che si trovano sotto una buccia che vorrebbe uniformare sostanze che proprio non possono riconoscersi dietro l’unico appellativo di castagna.
“Il marrone fiorentino innestato sui Monti Lepini è molto ricercato per i marron glacé in quanto è particolarmente dolce e assorbe pochi zuccheri”
“Il principe di Santa Fiora, in provincia di Grosseto, ha sposato l’ultima erede dei conti di Segni – così ci racconta Ferruccio Schiavella l’origine del marrone fiorentino che ha personalmente innestato su trenta ettari di castagni nella zona dei Monti Prenestini – la loro caratteristica è la dolcezza e la facilità con la quale si pelano – continua svelandoci quanto siano pregiati questi marroni – ideali per i marron glacé in quanto assorbono poco zucchero”.
Il coraggio dei coltivatori, le insidie della natura e della grande distribuzione
Le nostre castagne non hanno tuttavia solo il sapore dolce dei marroni e la consistenza croccante delle caldarroste ma anche il gusto amaro delle difficoltà che la natura e l’uomo hanno riservato a chi si prende cura di questo frutto. “Nel 1994 il Cinipide ha causato danni incalcolabili e ora è la volta del fungo Gnomoniopsis che annerisce le castagne – ci dice Ferruccio parlandoci delle criticità – è un frutto deperibile, una volta si conservava con la novena all’acqua, 8-9 giorni ammollo e duravano tutta l’ annata. Ora, se non le sai trattare, dopo quattro giorni le butti. Bisogna metterle in cella frigorifera perché il gelo blocca lo sviluppo del fungo. La grande distribuzione ammazza il mercato – ci dice ancora il coltivatore colleferrino arrivando al dunque della questione economica – perché il prezzo lo fanno loro. Noi vendiamo i marroni da € 1,50 a € 5,00 al kg e vengono rivenduti da € 8,00 a € 12,00. Spesso si gioca anche sulla confusione e dietro il nome di castagne si spacciano Bouche de Betizac per marroni. L’unica via d’uscita è unirsi in cooperativa per contrastare la politica dei prezzi della Gdo”.
Le piante secolari di Giuseppe e quel sapore fiabesco delle castagne
Meno assillato dalle problematiche che accompagnano chi della coltivazione del castagno ne ha fatto una impresa vera e propria, Giuseppe, che ha poco più di un ettaro e una trentina di piante distribuite su due terreni a Norma e si occupa di castagne con la sua famiglia da tre generazioni, facendolo oggi con la stessa passione del padre ma come secondo lavoro prima e da pensionato ottantacinquenne ora. Nel suo terreno in zona cimitero possiamo ammirare due castagni secolari di cui uno bicentenario, troncato tre anni fa a seguito di un incendio, che, i due metri di diametro del tronco, i segni delle bruciature e i nuovi rami nati dalle sue spoglie, fanno sembrare un monumento naturale.
“C’è un castagno secolare nella zona – Norma ndr – che ha un tronco scavato così grande che quando pioveva vi trovavano riparo otto persone”
I racconti di Giuseppe, che ci parlano di un altro castagno secolare in zona, talmente imponente da ospitare al suo interno, durante le piogge, fino a otto persone, ci fanno tornare ad assaporare l’aspetto romantico delle castagne e dei castagneti che, al netto dei contro, è l’idea che predomina nel nostro immaginario di caminetti fiammanti sotto padelle bucate, di castagne spaccate, bucce annerite e polpastrelli scottati, di calici di rosso buono tintinnanti…
Tanta energia per tutti… anche se celiaci
Il pane dei poveri sono state definite per secoli quando la farina ricavata dalla loro macinazione veniva mescolata a farine più pregiate e costose non accessibili ai meno abbienti, per alcuni, vista la loro presenza nelle zone collinari, dove non c’erano campi di grano e vivevano poveri rurali, per altri. Fatto sta che i carboidrati che contengono in abbondanza sotto forma di amido ben sostituiscono nel fabbisogno nutrizionale quelli presenti in alimenti più noti alle nostre tavole quali pane e pasta di farina di grano, patate e riso. Sono inoltre povere di grassi e ricche di fibre (non tutte digeribili) e non contengono glutine per la gioia dei celiaci. Insomma un buon apporto energetico con qualche controindicazione per chi ha problemi gastrointestinali ma, come in tutte le cose, l’importante è non esagerare. Difficile farlo se si pensa all’uso che delle castagne si fa nella gastronomia e soprattutto nella pasticceria… marroni pardon! Il distinguo (lo diciamo per quei due o tre che ancora non lo sapessero) è d’obbligo. Mentre la castagna è il frutto selvatico, il marrone è una nuova varietà nata dalla selezione operata dall’uomo attraverso innesti e incroci.
Last modified: Novembre 1, 2023