Dominando la pianura pontina e protetta dai Monti Lepini, la sua fondazione è stata datata tra il XIII ed il XII secolo a.C
di Chiara Di Fede
“Viandante, il sentiero non è altro che le orme dei tuoi passi. Viandante, non c’è sentiero, il sentiero si apre camminando” così scriveva Antonio Machado, tra i massimi poeti esponenti di quella generazione del ‘98 che tanta arte ha donato al mondo contemporaneo.
Ed i suoi versi ben si adattano a quei camminatori che attraversano la Via Francigena, da Nord a Sud, che coniuga con l’amore per la natura, alla scoperta e riscoperta dei centri della fede, di siti archeologici, naturalistici e paesaggistici, agevolando attraverso i suoi cammini, un turismo sostenibile che apre non può che affascinare per le sue meraviglie. Il nostro viaggio fa tappa nell’antica Cora (Cori), in provincia di Latina, su quel tratto della Francigena del sud che ripercorre una delle vie degli strammari, i raccoglitori e commercianti della stramma, pianta erbacea che veniva utilizzata in queste zone per ricoprire i tetti di paglia, sedie o costruire ceste.
La fondazione della città di Cori sembra essere più antica di Roma.
Servono buone gambe per avventurarsi nei vicoli del centro storico, ripidi, stretti, quasi labirintici e, mentre si passeggia incuriositi, addentando un panino farcito con il prosciutto cotto al vino di Cori, un prodotto “verace” che si pregia del marchio De.Co., all’improvviso si aprono scorci d’ombra delle maestose mura poligonali del pozzo dorico, o sulle colonne del tempio di Castore e Polluce, là dove c’era il Foro, che si affacciano su un panorama mozzafiato, fino ad arrivare sull’acropoli dove domina silenzioso il tempio di Ercole, straordinaria vestigia dell’arte romana che sembra cristallizzata nel tempo, in perfetta armonia con le costruzioni circostanti del borgo, quasi a voler ricordare i gloriosi fasti di un’era mitologica lontana.
Da qui il mare sembra così vicino, quasi come trovarsi in un punto indefinito tra cielo e terra.
Conosciuta come la città degli sbandieratori, l’antica Cora custodisce tuttavia tesori artistici preziosi ed inaspettati. Ed è proprio in uno di questi che vogliamo farvi avventurare.
Vista dall’esterno, situata all’ingresso della città, sulla omonima via, potrebbe sembrare una chiesetta qualsiasi ma la Cappella dell’Annunziata è un gioiello d’arte e di architettura, sconosciuta ai più, che lascerà i visitatori senza fiato. Ad accompagnarci è uno dei volontari della Proloco di Cori, perché la Cappella non è di libero accesso ed è possibile accedervi solo su prenotazione gratuitamente. L’edificio, sia per la sua storia che per l’architettura e gli affreschi, viene descritto come “gemello” della prima edificazione di San Pietro, per volere del potente cardinale spagnolo Pedro Fernandez De Frias; di forma rettangolare con una grande volta a botte è interamente dipinta e rappresenta una delle più importanti decorazioni pittoriche del tardogotico del Lazio. Varcando la soglia il cuore si arresta, rapito dalla bellezza degli affreschi del maestoso e sfavillante Giudizio Universale, al punto che vi sembrerà di trovarvi nella cappella Sistina. Fu commissionato al pittore privernate Pietro Coleberti dal Comune di Cori, che partecipò alla decorazione pittorica nel 1430. Tutt’intorno le storie ed i racconti della Bibbia, scene tratte dall’Antico e Nuovo Testamento, fino all’Annunciazione, dettagli d’arte pittorica dai colori straordinari che si fondono nel volto della Madonna dalla bellezza tipicamente medievale.
Luce e Colore sono la chiave di volta per comprendere il valore simbolico, religioso e sacrale della Cappella dell’Annunziata.
Cori è un borgo da scoprire, che meriterebbe maggiore valorizzazione sia in termini di recupero dei siti storici ed archeologici che di promozione turistica. Ars gratia artis, recita un antico detto latino ad indicare che la vera arte deve essere fine a sé stessa, disinteressata, pura, senza altri fini (siano essi sociali, religiosi, politici, economici ecc…), portata avanti soltanto per il piacere che essa può recare. Può certamente essere vero ma l’Italia, tutta, è un museo a cielo aperto ed il suo futuro non può che essere nell’arte quale fulcro di un turismo sostenibile volano dei nostri straordinari territori.
Zaino in spalla, scarponi ai piedi, ci rimettiamo in cammino fino alla prossima meravigliosa scoperta.
Last modified: Marzo 17, 2023